Intersex: incontro del 21 Aprile 2018

Ho partecdipato a questo incontro nella cornice del Padova Pride, curato da  Lilian Douce Capuzzimato e Nicole Braida del collettivo Intersexioni.

 

Mi ha fatto scoprire un mondo e per alcune parti l’acqua calda, ma andiamo in dettaglio.

Che cosè l’intersessualità:  è un termine ombrello che comprende diverse variazioni fisiche che riguardano elementi del corpo considerati “sessuati”, principalmente cromosomi, marker genetici, gonadi, ormoni, organi riproduttivi, genitali, e l’aspetto somatico del genere di una persona (le caratteristiche di sesso secondarie, come ad esempio barba e peli).
Le persone intersessuali, che in passato venivano genericamente definite “ermafroditi”,  sono nate con caratteri sessuali che non rientrano nelle tipiche nozioni binarie del corpo maschile o femminile. Nonostante queste variazioni generalmente non minaccino la salute fisica (solo in certe circostanze ci sono correlati problemi di salute), spesso le persone con queste variazioni biologiche subiscono o hanno subito una pesante medicalizzazione per via delle implicazioni della loro condizione rispetto al genere sociale.
Secondo gli esperti, tra lo 0,05% e il 1,7% della popolazione nasce con tratti intersessuati: 30.000.000 di persone nel mondo, una stima simile al numero di persone con i capelli rossi.

 

Quello che mi ha impressionato e di cui non avevo alcuna conoscenza è il fatto che persone che tutto sommato non hanno reali problemi siano troppo spesso sottoposte a pesante medicalizzazione per semplice omologazione culturale.

Facciamo due esempi tipici che secondo me non sarebbero da associare ed invece subiscono lo stesso trattamento:

·         Una donna in età puberale o successiva presenta interruzioni o addirittura mancanza di flusso mestruale, naturalmente si preoccupa e scopre di essere intersessuale, ad esempio di avere una disfunzione dovuta a motivi cromosomici, o addirittura ad un carattere sessuale, anche fisico, come gonadi o testicoli, che non sono esattamente maschili o femminili, e qui scoppia il dramma: i medici cercano di prendere il sopravvento e vogliono “normalizzare” il sesso del paziente, senza tener conto delle sue caratteristiche e diritti, talvolta in modo molto invasivo, con operazioni chirurgiche o farmaci che ne cambiano la vita.

·         All’opposto, senza che sia il soggetto stesso a sollevare il caso, capita che una femmina presenti alla nascita o durante lo sviluppo, una clitoride di dimensioni o lunghezza superiore alla media: voi potrete pensare, chissà se avrà una capacità di godere superiore alla media ? E invece l’unica preoccupazione dei parenti e soprattutto dei medici è lo sgomento che un maschio potrebbe provare nel trovarsi di fronte una femmina siffatta. Non ridete, i medici la considerano una cosa seria e sono pronti a tutto per eliminare questa irregolarità: ovviamente senza curarsi del fatto che questo possa segnare psicologicamente la persona o/e ne comprometta la capacità di godere…

In questi casi la scoperta di questa irregolarità, che un tempo si definiva tout court “ermafroditismo” (anche questa definizione ombrello) avviene in età pubere o adulta, e forse i danni possono essere mitigati dalla volontà del soggetto, che è in grado di opporsi ad una medicalizzazione insensata, ma quando questa scoperta avviene alla nascita o comunque nei primi mesi o anni di vita, la responsabilità di stravolgere lo sviluppo e la vita di queste persone sta tutta nelle mani dei genitori e dei medici…

Aggiungo che in Italia si deve dare al neonato un codice fiscale, che è strettamente legato al sesso, maschile o femminile, senza altre possibilità di scelta, e qui può nascere ed ingrandirsi il problema di far rientrare obbligatoriamente e con la medicina o chirurgia, le caratteristiche del neonato in una delle due categorie…

Veniamo all’acqua calda: non è un mistero che in Italia la sanità funzioni in modo strano e con alti e bassi, io ne ho avuto prova nella mia ingenuità, quando nel 2014 a seguito di un intervento al naso in anestesia totale, al mio risveglio la mia capacità di urinare è rimasta bloccata: ho passato più di due mesi in ospedale col catetere e sono stato dimesso con il catetere da cambiare ogni mese, per fortuna ho consultato uno specialista a pagamento per scoprire che con due pillole ho potuto riacquistare la mia capacità in quindici giorni. Motivo ? Questo che è uno dei quattro principali ospedali milanesi, non è clinica universitaria e perciò non si usano farmaci sperimentali, e siccome i farmaci restano sperimentali per 8/10 anni, si usano solo farmaci obsoleti…

Mi stupisce comunque questa sorta di crociata dei medici per “portare alla normalità” chi magari non ne sentirebbe il bisogno, visto che poi tutto si limita ad una questione cosmetica, non al tentativo di salvaguardare la sessualità della persona in termini di sensibilità e capacità, nell’ipotesi che avesse dei problemi nei rapporti sessuali ed amorosi, e non per omologazione ideologica…